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Bac Italien: le poète Giovanni Pascoli

Dissertation : Bac Italien: le poète Giovanni Pascoli. Recherche parmi 298 000+ dissertations

Par   •  28 Avril 2013  •  1 698 Mots (7 Pages)  •  1 143 Vues

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X Agosto di Giovanni Pascoli

Analisi:

Il poeta, nel rievocare la morte del padre si rivolge a San Lorenzo, la cui festa cade appunto il 10 Agosto, quando il cielo è attraversato da una pioggia di stelle cadenti. Il santo, infatti, soffrì un doloroso martirio, può ben capire la crudeltà umana. Le stelle con il loro pianto appaiono rispondere al pianto del poeta, le cui parole hanno una semplicità profonda e meditata. L’immagine del nido, il ricordo delle due bambole, la partecipazione del cielo al dolore degli uomini sono i momenti più intensi d’ispirazione. Il padre del poeta e la rondine vengono uccisi nello spazio esterno lontani dal “nido”, e la loro morte lascia il “nido” indifeso ed sposto a tutte le minacce che vengono dal di fuori.

“X agosto” è una poesia scritta da Giovanni Pascoli e composta da sei quartine di decasillabi e novenari alternati. L’autore scrive la composizione poetica traendo ispirazione dalla morte del padre, che ricorre proprio il giorno di San Lorenzo, e lo ricorda con due bambole in braccio per le figlie, come una rondine, uccisa, mentre tornava al suo nido con la cena nel becco per i suoi rondinini.

Tema dominante, come in ogni lirica pascoliana, è la natura, che appare nelle sue forme più malinconiche, attraverso le nebbie della vita, che non smettono, comunque, di esaltare le illusioni, da cui l’esistenza trae linfa vitale.

E cosi, anche in ” X agosto”, il Pascoli esordisce con una descrizione sottile, misteriosa e piena di toni emozionanti ma ponderati, tramite i quali l’autore presenta la magia della notte di San Lorenzo, momento in cui ogni angolo della volta celesta sfavilla.

La caduta delle stelle, sottolineata dall’enjambement, sembra rappresentare il doloroso, ma al contempo sereno, spettacolo di un uomo che esprime la sua sofferenza nel pianto e nella rassegnazione, celata poi nella strofa successiva da una marcata malinconia, lontana da uno sterile sentimentalismo.

Dalla descrizione di un cielo dai confini illimitati, non comprensibili dalla mente umana, si passa alla presentazione di una rondine, metafora usata per alludere al padre. I toni dei versi sembrano essere controllati, delimitati da un rigido schema da rispettare, legati a un ricordo importante, che assume una dimensione sacra nella terza strofa, ove la rondine viene definita in croce (con le ali aperte).

Ha ancora nel becco “il verme”che portava ai suoi piccoli, come per mostrare al cielo l’ingiustizia e la malvagità degli uomini. “Anche un uomo tornava al suo nido …”, ricorda Pascoli, ma, nonostante l’uccisero, egli disse “Perdono”, come segno estremo della sua indole benevola e incline all’amore, che si manifesta in parole forti e tristi nel verso 15, rigo dominato da un marcato senso dell’incompiuto, del dover fare ma, anche, indice di una fede sempre presente e di una preoccupazione per i figli, espressa nell’ultimo grido sordo di dolore e nel rivolgere gli occhi verso il cielo.

Così, come aveva intuito il padre, negli ultimi istanti di vita, la casa, in sua assenza diventa “romita”, i familiari lo aspettano, se lo sentono strappato e avvertono estremamente la sua mancanza. Si affidano al Cielo, ma, anch’egli piange, piange di stelle, tramite l’estrema spettacolarizzazione del dolore umano.

La famosissima poesia “X Agosto” è una delle opere più celebri del poeta italiano Giovanni Pascoli, grande esponente della corrente del simbolismo e del movimento letterario del decadentismo. Tratta dalla raccolta Myricae, essa è dedicata alla morte del padre, assassinato in condizioni misteriose il 10 agosto del 1867. La poesia è una fitta rete di simboli, che richiamano la sua visione pessimistica della vita e il suo frequentemente citato concetto del “nido”, inteso sia come dimora che come nucleo famigliare.

Il primo vero simbolo si può ritrovare già nel titolo: il 10 agosto, rappresenta, oltre al giorno della morte del padre di Pascoli, la notte di San Lorenzo, famosa per le sue stelle cadenti. Il poeta vede questo particolare e splendido fenomeno naturale in modo completamente diverso e con gli occhi di un uomo sofferente e rattristato, che riconosce nelle comete le lacrime di un grande pianto, quello di un cielo disperato e deluso, proprio come Pascoli.

Questo concetto viene evidenziato molto nella prima strofa, quando il poeta, evocando proprio San Lorenzo, spiega come vede la notte delle stelle cadenti: non come un particolarissimo fenomeno astronomico, ma come un grandioso pianto divino che interessa tutto il cielo e che in un certo senso fa compagnia al poeta che appare come un uomo deluso, tradito dal destino che ha agito in modo veramente crudele. Proprio in questa strofa riusciamo a percepire quale fu la cultura impartita al poeta: con le parole “tanto di stelle”, intravediamo una costruzione latina, il che presuppone un corso di studi classici, percorso che Pascoli effettivamente scelse.

Con la strofa successiva, comincia la sua complessa rete di allegorie e di metafore: egli paragona alla morte del padre, quella di una rondine che doveva tornare al nido per nutrire i suoi piccoli, ma che essendo stata uccisa durante il tragitto, lascia i suoi “rondinini” affamati e purtroppo, morenti. Oltre a questa prima metafora superficiale, il poeta introduce altri elementi rilevanti in questa strofa: nel verso 5 utilizza la parola “tetto” per descrivere il nido, questa volta in senso letterale e non come metafora dell’ambiente famigliare; evidentemente questa espressione è collegata

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