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Luoghi e forme del potere

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Par   •  4 Mai 2016  •  Discours  •  1 031 Mots (5 Pages)  •  3 139 Vues

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Luoghi e forme del potere.

        Il potere si può definire la capacità, anche parziale, d’influenza e di controllo di un territorio o di una comunità. Si può così fare la distinzione, più o meno adatta, tra le persone che hanno il potere e lo esercitano, e quelle che sono subordinate a tale potere. Un gruppo di persone può decidere volontariamente di delegare la potenza e le responsabilità ad altri: questa è democrazia. Al contrario, questa potenza può essere tenuta da alcuni senza il consenso della popolazione. Nella nozione di potere, c’è quella di dominazione e quindi emergono necessariamente dei contro-poteri che resistano o mettono in discussione l’autorità. Questi contro-poteri possono essere istituzionalmente accettati o rifiutati e quindi, repressi.

        Ci sono diverse forme del potere: per esempio il potere politico, economico, finanziario, culturale, educativo, etc. Tutti corrispondono a luoghi specifici, fisici o simbolici. Vorrei riflettere su una sfida essenziale: l’educazione.

        Come l’educazione può essere considerata una sede di potere e di contro-potere decisivo? Potremo interessarci a due periodi diversi della storia italiana contemporanea: prima il regime fascista, poi l’educazione nel Dopoguerra.

  1. Il fascismo e l’educazione della gioventù.

Uno degli aspetti importantissimi del fascismo, come per altro di tutti i regimi dittatoriali, era l’educazione della gioventù. Secondo il “Duce” Benito Mussolini, il partito nazionale fascista doveva accompagnare la vita di tutti, cito/tra virgolette “dalla culla alla tomba”. I giovani erano veramente irreggimentati. Nel 1926 il partito creava l’Opera nazionale Balilla, un’associazione d’educazione e soprattutto d’inquadramento dei giovani. L’ONB (Oennebi) organizzava delle competizioni sportive ed altre attività per la gioventù. I giovani erano educati per credere nel mito del sacrificio per la propria patria e per il “Duce”. La frequenza ai balilla non sarà mai obbligatoria però era importantissima nella vita dei giovani italiani. In pratica, le persone che non frequentavano l’ONB subivano una vera esclusione sociale. Infatti l’ONB diventò un fenomeno di massa perché proponeva numerosi giochi, dei piccoli viaggi, etc. Negli anni trenta l’adesione della popolazione italiana allo Spirito Balilla era veramente enorme. Una delle caratteristiche di quest’educazione fascista è la violenza. L’ONB promuove una cultura guerriera, totalitaria e l’idea di guerra è sempre più presente alla fine degli anni trenta con la creazione della “Giovinezza italiana dal Littorio” nel 1937. Questa metamorfosi dell’ONB mostra quest’evoluzione guerriera; Lo slogan non è più “Libro e moschetto: fascista perfetto”, ma “credere, obbedire, combattere”. Mostra che i fascisti non volevano più educare la gioventù intellettualmente, ma solamente formare militari. Il fascismo ha molto investito nell’inquadramento della gioventù, il budget dell’educazione passa dai 4 agli 80 (ottanta) milioni di lire in pochi anni, poiché l’istruzione è una sede di potere importantissima.

Tuttavia, l’istruzione non favorisce soltanto lo Stato in posto: può anche al contrario essere all’origine di contestazioni e di contro-poteri.

  1. L’educazione nel Dopoguerra.

Nel Dopoguerra, il tasso di analfabetismo in Italia è lo stesso che quello in Francia nella prima metà dell’ottocento. Questo significa che la popolazione ha meno strumenti per proteggere il bene comune, la comunicazione e l’unità. Il paese, che usciva appena dalla dittatura fascista, volle guarantire un’istruzione che permettesse alla popolazione di proteggersi dalla dittatura.

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