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Présentation de l'Italie( en Italien)

Cours : Présentation de l'Italie( en Italien). Recherche parmi 298 000+ dissertations

Par   •  6 Janvier 2014  •  Cours  •  379 Mots (2 Pages)  •  539 Vues

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In Italia si allevano più di 440 milioni di polli e oltre 30 milioni di tacchini. La produzione di carne è stata, nel 2003, di 1 milione 151 mila di tonnellate (690 mila di pollo e circa 300 mila di tacchino), che pongono l’Italia al terzo posto dell’Unione Europea, dopo la Francia (2 milioni 58 mila) e la Gran Bretagna (1 milione 537 mila) e prima di Spagna e Germania. Considerando i consumi, pari nello stesso anno a poco più di 1 milione di tonnellate di carne (di cui 650 mila di pollo) equivalenti a circa 19 chili di pollame a testa, il grado di autoapprovvigionamento registrato l’anno scorso è stato pari al 106,5%; l’Italia, cioè, è risultata largamente autosufficiente. Non solo: sono state esportate 113 mila tonnellate di prodotti avicoli, per un valore di circa 200 milioni di euro, a conferma del consenso riscosso dalle carni italiane anche in altri Paesi. Discorso simile per le uova: rispetto al 2002 la produzione è aumentata così come il grado di autoapprovviogionamento, passato dal 99,1% al 101,6%.

Il settore avicolo italiano è quindi oggi una solida realtà: il fatturato complessivo (pollo e uova) ha sfiorato nel 2003 i 5 miliardi di euro (per l’esattezza 4.850 milioni), il 25% in più del 2002; le persone in esso impiegate sono circa 80 mila, che salgono a 180 mila se si tiene conto dell’indotto (produzione di impianti, attrezzature di allevamento, mangimi, imballaggi, ecc.). Merito, certo, delle qualità organolettiche e nutrizionali delle carni di pollo e tacchino e delle uova ma anche, in tempi di più o meno accertate (e accettate) ristrettezze economiche dovute all’euro, di una dinamica dei prezzi quanto mai competitiva. La moneta unica europea, infatti, ha condizionato in minima parte l’andamento dei prezzi al consumo delle carni avicole, che si dimostrano proteine nobili ancora a più buon mercato: fra il primo trimestre 2001 e quello 2004, l’incremento è stato pari al 6,2%, inferiore cioè non solo al tasso medio d’inflazione, ma anche all’aumento registrato nello stesso periodo dagli altri generi alimentari. Il prezzo della carne bovina e dei formaggi freschi è salito rispettivamente del 9,9% e del 7,2%, quello del latte dell’11,7%. Per non parlare di frutta (+25%) e verdura, o di ortaggi e legumi freschi, che hanno subito un rialzo del 29,5%.

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